17/11/12

Pensiero

Oggi ho avuto un singolare pensiero. Dentro ognuno di noi c'è un o una protagonista, con un suo spessore, una sua personalità, la propria visione del mondo fatta su misura per lui o lei. Quando guardi una persona anonima in silenzio e pensi che non ha la faccia di uno che è protagonista della propria vita, beh potrebbe pensarlo anche questa di te mentre vi incrociate per strada, nonostante le tue 
ferree convinzioni che lo negano. Che ironia, se tutti potessero ascoltare come stazioni radio tutti i pensieri di ogni persona avrebbe i brividi da quanto si somigliano tutte nonostante le sfumature delle personalità e dei propri gusti in tutto o culture, perché dentro di noi si è instaurato come un virus questa idea comune di essere qualcuno, unici (probabilmente molti si sentirebbero snobbarsi a vicenda o sminuiti). Vogliamo tutti essere importanti, che cosa ci spaventa, se non lo siamo? Non lo so. Ma come una droga continua, somministrata da pubblicità, propaganda e idee che viaggiano alla velocità della luce nei media e ormai in tutto, siamo portati a pensare come un dogma che valiamo qualcosa. Questa è la regola fondamentale. Basta uscire per un attimo fuori dal coro per capire la verità a galla in superficie, sotto i nostri nasi per dimostrarlo. Tutto ciò che viene postato, taggato, Twittato (e chissà quante altre parole così coniate dal web, per esempio) che stiamo urlando la nostra anima per farci notare. Possiamo pure vedere che tipo di persona sei o vuoi essere, che cosa vuoi urlare. Individualisti, questo siamo. Dentro la nostra testa, SIAMO SOLI. Puoi circondarti di cose e persone che non ti aiuteranno a ricordarlo, alcune volte non ci riuscirai, altre ti sballerai fino a dimenticare chi sei. Ciò che brucia dentro me è che mi sento in prigione ogni volta che mi sento libero, perennemente insoddisfatto dei piccoli piaceri che ricerchiamo senza sfamarci del tutto. Siamo tutti MALEDETTI. Maledetti dalla nostra oscura presenza di noi stessi nella nostra personale solitudine. Diamo la colpa a qualsiasi cosa, saturi da false e vere notizie che finiamo per vedere tutto il mondo contro, perché nessuno ha la volontà di alzare il culo da una sedia per vedere con i propri occhi e sentire con la propria pelle la veridicità delle fonti di qualsiasi natura. Pigri arroganti esseri dalla parola facile per difendere le vostre ignoranze ciò che non comprenderete mai a pieno e che nessuno comprenderà mai. La libertà non esiste. L'amicizia non esiste. Tutto ciò che tocchi al di fuori te che di astratto non esiste. Persino l'amore e l'odio. Tutto è un fine per un mezzo o un mezzo per un fine. Qual'è il nostro scopo? Il senso delle nostre miserabili, insignificanti e brevi vite? Vivere, conoscere e crescere di esperienze. Questo è; e se il fine è l'esperienza, arrivare a farsi una scopata, sentirsi importanti aiutando qualcuno o provando a recitare il ruolo dell'amico per non rimanere soli in ciò che si prova o si condivide tenendoci in vita; umiliare il professore all'università che ti ha sempre visto come un essere inferiore; alimentare il proprio cuore di passioni... Beh tutte cose belle, ma non vorrei ripetermi, siamo maledettamente rinchiusi da soli nella nostra gabbia mentale, come condividere l'anima e infrangere le bariere? Alcuni ci sono riusciuti... sembra assurdo, ma imbrattando tele, e carta di simboli, lettere e colori siamo riusciti ad evadere ed ora, chiunque leggerà questa lettera, saprà di avere un amicizia più forte di tutte all'oscurità della mia vera identità. Ti ho mostrato la strada, percorrila, la tua bussola è il tuo cuore. Non sbaglia mai. Vai ora, liberati! E mostra ad altri il modo per salvarsi.
(Cit. Anonimo)

10/09/12

Sei un Graphic Designer solo se...


1. Hai quasi tamponato l’auto di fronte a te perché stavi studiando il font di un cartellone pubblicitario.
2. Mandi tutto a puttane se un pennello di Photoshop che hai appena scaricato non raggiunge almeno i 1000 pixel.
3. Quando parli con la tua ragazza, invece di ascoltarla analizzi le decorazioni sulla sua t-shirt.
4. Puoi usare le scorciatoie da tastiera anche bendato, ma non riesci a scrivere un paragrafo di testo senza fissare i tasti.
5. Consideri i pasti delle fastidiose interruzioni.
6. Pulisci più spesso la tastiera che la tua macchina.
7. Quando hai sentito che Adobe acquistava Macromedia, hai avuto un orgasmo.
8. Quando guardi la copertina di un cd, vedi solo i pennelli grunge di Photoshop. Dopo un paio di minuti, riesci finalmente a vedere la copertina.
9. Pensi ai metodi colore CMYK e RGB come Neo pensa a Matrix.
10. Hai già speso dei soldi per un font.
11. Hai dovuto spiegare al cliente che un file a livelli non era parte dell’accordo.
12. Hai raccolto un biglietto dopo un concerto per poterlo scansionare.
13. Hai dato un nome alla rotellina multicolore di MacOSX.
14. Hai intenzionalmente aumentato il prezzo di un preventivo, perché riesci ad annusare un cliente bastardo ad un miglio di distanza.
15. Non riesci ad andare al ristorante senza criticare in silenzio il design del menu.
16. Se ti dessero un centesimo per ogni click del mouse, avresti già fatto un miliardo di euro 3 anni fa.
17. Hai almeno un cliente che ne sa più di te in termini di grafica.
18. Chiedi un logo in vettoriale, invece ti girano via mail il file a 72 dpi preso dal sito web.
19. Hai già usato un font come texture.
20. Non hai un font preferito, perchè ami tutti i font indistintamente. Sarebbe come chiedere: quale dei tuoi figli preferisci?
21. Scarichi dal web quante più risorse free riesci a trovare, sicuro che un giorno ti chiederanno un progetto figo abbastanza perché si possano usare.
22. È difficile parlare delle difficoltà del tuo lavoro, quando i tuoi amici non sanno cosa vuol dire vettoriale o dpi.
23. Almeno un cliente ti ha detto: “Il logo, fammelo più grande”.
24. Almeno un cliente ti ha detto: “Quello spazio vuoto lì, non si può riempire?”
25. Conosci delle scorciatoie da tastiera che hanno bisogno di 4 dita.
26. Hai perso ore di lavoro perché l’applicazione è andata in crash proprio mentre eri in piena fase creativa e ti eri dimenticato di salvare il file.
27. Hai fatto il live-trace a qualcosa.
28. L’unica cosa che potrebbe renderti più felice della definitiva sconfitta di Internet Explorer, è la pace nel mondo.
29. Hai abbastanza font nel tuo computer per usare un font diverso, ogni giorno, per 10 anni.
30. Ti preoccupi degli spazi vuoti tanto quanto dei pieni.
31. Ricevi costantemente telefonate da parenti e amici che ti chiedono di fargli un lavoro gratis.
32. Hai avuto clienti che ti chiedevano un sito che potessero aggiornare da soli, senza sapere un cazzo di siti web.
33. Non sei mai felice al 100% dei tuoi lavori, perchè sai che ogni cosa può essere migliorata.
34. Preferisci non pagare un font che un litro di benzina.

I peggiori marchi della storia!


Progettare un buon marchio è un’operazione complicata.
Bisogna combinare estetica, concetto, originalità il tutto ridotto a sintesi.
I non addetti ai lavori però credono che basti fare un “disegnino“.
Mi immagino l’ennesima conversazione tra un cliente ottuso e il grafico ormai esasperato:
C: «Dai cosa ci vorrà a fare un loghetto, ci metti due minuti».
G: «E allora se lo faccia lei. La saluto».
E probabilmente se l’è fatto lui… E questo è il risultato: i peggiori marchi della storia!

Minimalismo


Il minimalismo non è assenza.
Il minimalismo non è il “bianco e nero”.
Il minimalismo è la sensata presenza dell’essenziale.
Per una buona grafica.

...

“Sono un pubblicitario: ebbene sì, inquino l’universo. Io sono quello che vi vende tutta quella merda. Quello che vi fa sognare cose che non avrete mai. (…)
Io vi drogo di novità, e il vantaggio della novità è che non resta mai nuova. C’è sempre una novità più nuova che fa invecchiare la precedente. Farvi sbavare è la mia missione. Nel mio mestiere nessuno desidera la vostra felicità, perché la gente felice non consuma.”

I Dieci Comandamenti del Creativo


1. Un buon creativo non si rivolge ai consumatori, ma alle venti persone che a Parigi potrebbero dargli lavoro (i direttori creativi delle venti migliori agenzie pubblicitarie). Di conseguenza, ottenere un premio a Cannes o all’Art Directors Club è ben più importante che far guadagnare fette di mercato al proprio cliente.
2. La prima idea è la migliore, ma bisogna sempre esigere tre settimane di tempo prima di presentarla.
3. La pubblicità è l’unico mestiere in cui si è pagati per fare peggio. Quando proponi un’idea geniale e il cliente vuole rovinartela, pensa intensamente al tuo stipendio, poi butta giù in trenta secondi una cagata sotto sua dettatura e aggiungi delle palme nello storyboard per andartene una settimana a girare il film a Miami o Città del Capo.
4. Arrivare sempre in ritardo alle riunioni. Un creativo puntuale non è credibile. Entrando nella sala dove tutti lo aspettano da tre quarti d’ora, il creativo non deve assolutamente scusarsi, piuttosto dire: “Buongiorno, posso dedicarvi al massimo tre minuti”. Oppure citare questa frase di Roland Barthes: “Non è il sogno che fa vendere, è il senso” . (Variante meno chic: citare “la bruttezza si vende male” di Raymond Loewy). I clienti si convinceranno di aver speso bene i loro soldi. Non dimenticate mai che i clienti si rivolgono alle agenzie perché sono incapaci di produrre idee, che di questo soffrono e per questo ce l’hanno con noi. Ecco perché i creativi devono disprezzarli: i product manager sono masochisti e gelosi. Ci pagano per umiliarli.
5. Quando non si è preparato nulla, bisogna parlare per ultimivolgendo a proprio vantaggio quello che hanno detto gli altri. In qualsiasi riunione è sempre l’ultimo che parla ad avere ragione. Non perdere mai di vista che lo scopo di una riunione è lasciare che gli altri si fottano.
6. La differenza tra un senior e un junior è che il senior è pagato meglio e lavora meno. Più sei pagato più ti danno ascolto, e meno parli. In questo mestiere, più sei importante e più ti conviene stare zitto, perché meno apri bocca e più passi per geniale. Corollario: per vendere un’idea al DC (direttore creativo), il creativo deve SISTEMATICAMENTE far credere al DC che è stato il DC stesso ad averla. Per questo deve introdurre i suoi interventi con frasi del tipo: “Ho riflettuto a lungo su quello che mi hai detto ieri e…”; oppure: “Ho sviluppato la tua idea dell’altro giorno e…” o ancora “Sono tornato sulla pista iniziale e…”, mentre, naturalmente, è ovvio che il DC non ha detto niente ieri, né ha avuto alcuna idea l’altro giorno e ancor meno ha aperto piste possibili.
bis. Altro modo per riconoscere un junior da un senior: il junior racconta barzellette divertenti che non fanno ridere nessuno, mentre il senior fa pessime battute alle quali tutti ridono.
7. Coltiva l’assenteismo, arriva in ufficio a mezzogiorno, non rispondere mai quando ti salutano, prendi tre ore di pausa pranzo, non farti mai trovare alla tua scrivania. Alla minima osservazione, rispondi: “Un creativo non ha orari, solo ritardi”.
8. Non chiedere mai a nessuno un parere su una campagna. Se chiedi il parere di qualcuno, rischi SEMPRE che te lo dia. E una volta che te l’ha dato, è IMPOSSIBILE non tenerne conto.
9. Ognuno fa il lavoro del suo superiore. Lo stagista fa il lavoro del copy che fa il lavoro del suo direttore creativo, che fa il lavoro del presidente. Più sei importante, meno sgobbi (vedi sesto comandamento). Jacques Séguéla ha campato vent’anni su LA FORZA TRANQUILLA, una formula di Léon Blum ripresa da due creativi della sua agenzia finiti nel dimenticatio.
Philippe Michel è noto al grande pubblico per i manifesti DOMANI TOLGO IL PEZZO DI SOPRA, DOMANI TOLGO IL PEZZO DI SOTTO, un’idea del suo impiegato Pierre Berville. APPIOPPA tutto il tuo lavoro a uno stagista: se ti piace, te ne attribuirai il merito; se non funziona, sarà lui a essere licenziato. Gli stagisti sono i nuovi schiavi: non remunerati, passibili di ogni sopruso, licenziabili dall’oggi al domani, portatori di caffè, fotocopiatori a due zampe, usa e getta come i rasoi Bic.
10. Quando un collega creativo ti sottopone un buon annuncio, non mostrare assolutamente ammirazione per la sua trovata. Digli che è una merda, che è invendibile, che è roba vecchia, vista e stravista, o scopiazzata da una campagna inglese. Quanto ti porta un annuncio che fa cagare, digli “ottima idea” e fingiti molto invidioso.

La Morte degli Eroi


Perché Bruce Wayne è diventato Batman?
Ora Bruce Wayne era un piccolo bambino ricchissimo quando i suoi genitori vennero uccisi da alcuni malviventi proprio davanti ai suoi occhi.
In seguito a questo drammatico evento e dopo molti anni di rancore e odio represso decide che il mondo che lo aveva ferito doveva pagare per opera di un mitico salvatore.
Un eletto.
Un giustiziere della notte.
Bruce Wayne diventa allora Batman.
E cosa fa per diventarlo?
Si maschera.
Maschera se stesso.
Si maschera agli altri.
Nessuno conosce la sua vera identità.
Tranne Alfred il maggiordomo.
La sua vera coscienza e in suo inconscio sono un mistero.
Batman indossa una tuta corazzata.
Nera.
Batman indossa un mantello avvolgente.
Batman è freddo e calcolatore.
Batman è un intelligente stratega.
Batman si costriusce le armi da solo.
Batman è un supereroe che non ha poteri sovrumani.
Conta solo sulle proprie forze.
Quelle che si è costruito negli anni.
Anni di felicità apparente.
Perché Batman è un uomo.
Perché Batman è solo.
E lo ha scelto.
Per questo Batman non vuole essere scoperto dagli altri.
E vive in un rifugio.
Non vuole che le persone sappiano chi è veramente.
E cerca di allontanare chi vuole ricordargli che è solo un uomo.
E cerca di dimenticare l’unica donna che a un certo punto della sua vita gli ha fatto pensare di appendere per sempre al chiodo la sua tuta e sua la maschera.
Questa donna ora è per noi Catwoman.
Catwoman a volte sta con i buoni.
Catwoman a volte sta con i cattivi.
Catwoman semplicemente non riesce mai a trovare una sua dimensione.
Un po’ come Batman.
Catwoman è una donna gatto.
Batman è un uomo pipistrello.
Le due specie fanno parte di ecosistemi differenti ma hanno quasi tutto in comune ad esempio agiscono entrambi di notte.
Batman lo capisce che per lui Catwoman è pericolosa.
Batman si rende conto che deve uccidere Catwoman allora piomba in casa sua sfonda la finestra vede Catwoman e la blocca la sbatte in terra estrae la batpistola gliela punta alla nuca ma non spara non spara non spara perché in fondo Catwoman non è proprio una fuorilegge.
Allora Catwoman approfitta dell’indecisione di Batman per assestargli una serie di colpi terribili calci pugni gli spacca una bottiglia in testa gli distrugge una sedia sulla schiena tira fuori un coltellaccio glielo pianta nello stomaco poi fugge via sghignazzando nella notte più nera di Gotham City.
Allora Batman quasi morto ritorna strisciando nel suo rifugio.
Stacca il batcellulare e la batsegreteria.
E giorno dopo giorno guarisce.
Giorno dopo giorno Batman diventa ancora più forte.
E quando decide che è venuto il momento si mascera di nuovo ed esce nel buio di Gotham City.
Con la sua tuta da Batman.
Nuova.
Più cattiva che mai.
Con la sua batmobile.
Nuova.
Più veloce che mai.
Con la sua maschera.
Nuova.
Più misteriosa che mai.
Per non continuare a pensare ma per agire.
Per mettere in pratica quello che le voci nella sua testa gli dicono.
E le voci nella sua testa gli dicono
Uccidili tutti.

Grafici o Prostitute??


1- Lavori a degli orari bizzarri. (Come le prostitute)
2- Sei pagato per rendere felice il tuo cliente. (Come le prostitute)
3- Il tuo cliente paga tanto, ma è il tuo padrone che intasca. (Come le prostitute)
4- Sei pagato all’ora, ma i tuoi lavori arrivano fino a quando il lavoro è finito. (Come le prostitute)
5- Anche se sei bravo, non sei mai fiero di quello che fai. (Come le prostitute)
6- Sei ricompensato se soddisfi le fantasie del cliente. (Come le prostitute)
7- Ti è difficile avere e mantenere una famiglia. (Come le prostitute)
8- I tuoi amici si allontanano da te e resti solo con gente del tuo tipo. (Come le prostitute)
9- È il tuo cliente che paga l’hotel e le ore di lavoro. (Come le prostitute)
10- Il tuo padrone ha una gran bella macchina. (Come le prostitute)
11- Quando vai in “missione” da un cliente, arrivi con un gran sorriso. (Come le prostitute)
12- Ma quando il lavoro è finito, sei di cattivo umore. (Come le prostitute)
13- Per valutare le tue capacità ti sottopongono a dei terribili test. (Come le prostitute)
14- Il cliente vuole sempre pagare di meno e tu devi fare delle meraviglie. (Come le prostitute)
15- Quando ti alzi dal letto, ti dici: “Non posso fare questo per tutta la vita!”. (Come le prostitute)
16- Comunque va, te lo prendi sempre in quel posto. (Come le prostitute)
17- Non usi l’auto aziendale (come le prostitute)
18- Quando hai finito con un cliente cominci con un altro (come le prostitute).

14 punti per scoprire se siete maniaci della fotografia


1. Comprate un cane marrone per non avere problemi di esposizione con il pelo bianco o nero.
2. Il vostro dottore vi spiega che vostra figlia a 18 mesi non apre ancora gli occhi perché continuare a spararle il flash in faccia quando le scattate le foto.
3. Chiede al prete di ripetere l’aspersione perché la prima foto è venuta un po’ mossa.
4. Pulire dopo la cena significa “postprocessare” la cucina.
5. Pensate che il doppio di 4 sia 5,6.
6. Quando volete farvi fare una foto da un passante con la vostra ragazza impiegate 10 minuti per spiegargli come realizzare correttamente lo scatto.
7. Restate spesso chiusi fuori senza le chiavi della macchina e di casa, ma avete sempre la vostra fotocamera.
8. Quando la vostra ragazza vi chiede di fare una passeggiata le rispondete che la luce non è ancora buona.
9. Quando chiedete un aumento lo fate in 1/3 stop di incremento.
10. Vi basta mezz’ora per scegliere un’auto, ma 2 mesi per decidere quale 70-200 f/2,8 comprare.
11. Non ricordate un compleanno, ma sapreste citare tutte le caratteristiche di tutte le fotocamera della vostra marca.
12. Vi mettete a polemizzare quando sentite qualcuno dire che il digitale è meglio dell’analogico.
13. Avete 3 gemelli e li chiamate Diane, Ansel e Henri.
14. Dite a vostro figlio che avete speso i suoi soldi per cambiare marca del vostro corredo.

...


L'arte o è Plagio o è Rivoluzione

Il Decalogo per far impazzire un Grafico


1 – Microsoft Office
Quando dovete inviare al vostro grafico un documento, assicuratevi che sia fatto con una qualsiasi delle applicazioni di Microsoft Office. Versione Windows, se possibile.
Se dovete consegnare immagini, avrete più successo nel farli impazzire se, invece di semplicemente inviare un file JPG,incorporate l’immagine dentro ad un documento Microsoft Office, tipo Word o Powerpoint. Meglio ancora se dopo una serie di Copia e Incolla tra diversi documenti Office.
Non dimenticate di abbassare la risoluzione delle vostre immagini a 72 dpi, di modo che vi debbano ricontattare per chiederne una versione in alta risoluzione. Non mancate di obiettare alla loro richiesta di un file più grande, con la frase “Ma a video lo vedo benissimo“.Quando gli manderete la versione “a più alta risoluzione”, assicuratevi che le dimensioni siano almeno al 50% di quelle effettivamente necessarie.
2 – E-mail
Se state usando l’e-mail, per inviare le immagini, scordate di allegarle almeno una volta ogni tanto, attendendo la risposta del grafico, prima di reinviarle.
E se il grafico insiste perchè gli mandiate l’immagine allamassima risoluzione che avete, abbiate cura di prendere l’intera cartella di immagini RAW e, senza comprimerle con programmi perditempo tipo WinZIP o WinRAR, allegatele ad una mail. Al massimo su due, ma allegando sempre la stessa serie di immagini della prima e-mail.
3 – Font
Quando il grafico vi propone un font qualsiasi, come carattere principale, chiedete l’Helvetica. Se il grafico sceglie l’Helvetica, chiedete di usare l’Arial. Se sceglie l’Arial, chiedete il Comic Sans. Se sceglie il Comic Sans, è già a metà strada verso la pazzia, quindi il vostro lavoro è già ben avviato.
4 – Sfruttiamo gli spazi
I grafici tendono a lasciare spazi bianchi, inutilizzati, ovunque. Margini enormi, ampi spazi tra le lettere e tra le parole …
Vi diranno che lo fanno per aumentare la leggibilità, e che così il tutto avrà un look professionale e pulito.
Non credete a queste bugie. La vera ragione per cui lo fanno è per rendere il documento più grande, con più pagine, in modo che vi costi di più al momento di stamparlo. Perchè lo fanno? Perchè vi odiano, è chiaro.
Assicuratevi quindi di richiedere espressamente di metteremargini minimi ed il testo molto piccolo. Suggerisco anche di chiedere l’uso di molti tipi di font diversi. Richiedete espressamente che si usino delle clipart a corredo del testo. Chiedete molte figure (se non sapete come inviargliele, riferitevi al punto #1). Cercheranno di protestare e difenderanno le loro scelte ma non preoccupatevi, alla fine il cliente ha sempre ragione e accontenteranno tutte le vostre richieste.
5 – Logo
Quando dovete inviare un logo al grafico, per un particolare progetto, assicuratevi di mandarne uno molto molto piccolo e possibilmente in GIF o in JPG (per come inviarlo fate riferimento ai punti #1 e #2).
Adesso potreste pensare che sia abbastanza ma se veramente volete minacciare la sua stabilità mentale, fate del vostro meglio per inviare il logo applicato sopra uno sfondo che lo renda difficile da ritagliare. Sfondi bianchi o neri sono da evitare, in quanto rapidi da eliminare in Photoshop.
Appena il grafico avrà finito di lavorare con quel logo in bitmap,ditegli che vi serve più grande.
Il tocco di classe, utilizzato dai campioni in questo sport, è quello di consegnare al grafico un oggetto con già stampato il vostro logo, non il file. E possibilmente un oggetto in cui il logo sia il più piccolo possibile e riprodotto su superfici curve (penne o tazze) oppure con una finitura che renda difficile la semplice scansione (fazzoletti di carta, biglietti da visita su carta goffrata, mousepad, o addirittura da un fax di scarsa qualità che vi sarete inviato appositamente).
Se avete bisogno di un logo creato appositamente per voi, buttate giù uno schizzo su un fazzoletto di carta. O, ancora meglio, fatelo fare al vostro nipote di 9 anni. Fare lo schizzo non deve prendervi più di 5 minuti: non dovete certo fare qualcosa di dettagliato o facile da capire perchè meno il grafico capisce cosa volete, più facilmente potrete chiedergli cambiamenti dopo che ci avrà lavorato su un bel po’.
Non accettate mai il primo logo. Non accettate mai nemmeno il nono logo, se è per questo. Fategli fare quante più modifiche potete: colori, font e clipart. Chiedetegli di inserire una foto nel logo. Bordi in rilevo. Sfumature. Comic Sans. e quando sarà alla decima proposta, ditegli che la vostra preferita è la seconda che vi ha mostrato. Lo so, è dura, ma ricordate che i grafici sono la causa principale del cancro al seno nelle donne di mezza età.
6 – Scelta delle parole
Quando gli descriverete ciò che volete in un progetto,assicuratevi di usare termini che non significhino niente. Termini tipo “rendilo più frizzante” o “potresti farlo più sbrilluccicoso?“. “Vorrei un design più figo” o “Preferirei della bella grafica, una grafica che, sai, quando la guardi dici: Wow! Questa si che è bella!.” sono altre opzioni.
Non sentitevi carogne, siete nel giusto. É un vostro preciso dovere, in quanto nelle notti di luna piena, i grafici, si trasmutano in lupi mannari.
Quando dovete scrivere i testi da inserire nella brochure, nel catalogo o nel sito, iniziate con brio, davanti a lui, e prendetevi tutto il tempo che volete. Starvi a guardare, con le mani in mano, mentre potrebbe intanto lavorare ad altri progetti, è un bel colpo basso. A metà del testo arenatevi, fingete di non sapere come proseguire e dopo vari tentativi, durante i quali doveteignorare assolutamente qualunque suggerimento, anche buono, possa darvi il grafico stesso, concludete con un “Dai, questi testi li puoi completare anche tu, poi magari, li modifichiamo“.
7 – Scelta delle immagini
Durante la fase di scelta delle immagini da usare nel design che il grafico vi sta preparando, siate quanto più generici possibile. Chiedete delle “belle foto, che attirino il cliente” oppure “delle illustrazioni a tema“.
Se il grafico vi propone di acquistare delle foto da siti professionali, oppure di assumere un fotografo professionista per eseguire degli scatti ad hoc, storcete il naso, sta cercando di spillarvi più soldi. Resistete e chiedete che si scarichi le foto da Internet. Anche vostro nipote sa che su internet si trovano tutte le foto che servono, senza dover pagare un euro.
Se verrà da voi con una cartella di immagini tra cui scegliere, fate in modo che il set di foto che sceglierete siano il più possibile diverse tra loro, come stile, come colori, come significato. Oppure, se il grafico è così stolto da sottoporvi una miriade di immagini tra cui scegliere, sceglietele il più possibile simili tra loro: stessa inquadratura, stessa angolazione, stesso soggetto.
Il tocco di classe dei campioni sta nello scegliere varie foto, ma di richiederne il ritocco per adattarli meglio al vostro gusto personale: “Bella questa foto di questa modella, ma la vorrei bionda anzichè mora“, oppure “Voglio la foto di questo tipo qui, proprio in questo modo, ma invece della cravatta a righe, al vorrei a pois“. Il colpo di grazia sta nell’aggiungere “… tanto è facile, lo fai col computer…“.
Dopo questo bagno di sangue, dopo aver scelto le immagini, con il grafico sudato e stremato davanti a voi, ma con un mezzo sorriso perchè vi ha strappato una decisione, chiedete pacificamente: “Ma se usassimo delle clipart?“.
8 – Colori
Il miglior modo per scegliere voi i colori (perchè assolutamente non dovete lasciar scegliere i colori ai grafici) è quelli di scrivere i nomi di vari colori su piccoli pezzi di carta, metterli in un cappello ed estrarli a sorte.
I grafici vi suggeriranno di mantenervi su 2 o 3 colori principali, ma no, sceglietene pure quanti ne volete, ed assicuratevi, invece, di fare l’estrazione dei colori dal cappello, di fronte al grafico. Mentre lo fate, cantate una canzoncina odiosa.
9 – Scadenze
Quando è il momento di approvare il progetto, prendete il vostro tempo. Non c’è fretta. Prendetevi due giorni. Prendetevene sei. Giusto il necessario perchè la scadenza del progetto si avvicini, e quando siete pronti e ormai mancano poche ore alla scadenza, passate al grafico tutte le correzioni e cambiamenti che il grafico ha il tempo di fare. Assicuratevi che debba lavorare anche di notte, pur di consegnare in tempo.
Dopotutto i grafici sono i veri responsabili degli attacchi dell’11 settembre.
Se riuscite, e solo i campioni riescono, fate loro notare che i testi che alla fine hanno scritto loro per voi (vedi punto #6) sono del tutto inadatti.
10 – Finitelo
Dopo che avrà subito la lista punto per punto, è umanamente possibile (anche se c’è chi discute sul fatto che siano umani oppure no) che la vostra vittima si senta un pelo insicura. Come realizzerà che non può riuscire a soddisfare i vostri bisogni, il grafico probabilmente abbandonerà ogni speranza di spuntarla su un qualunque argomento e farà semplicemente tutto quello che gli chiederete di fare, senza domande. Lo volete fucsia? Che fucsia sia. Sei tipi di font diversi? Sicuro!
A questo punto penserete di aver vinto, ma non perdete di vista l’obbiettivo di tutto questo: deve ritirarsi dal business.
Quindi, pronti per il colpo finale: Quando siete li a prendere la decisione finale sui colori, le forme, i font, ecc, ditegli che siete deluso dalla sua mancanza di iniziativa. Ditegli che, dopotutto, è lui il grafico e che è lui che doveva metterci la sua esperienza e talento, non certo voi. Che vi eravate aspettati maggiori consigli e proposte sul design, da parte sua.
Ditegli di averne abbastanza della sua mancanza di creatività e che quel poco di suo che ci ha messo, voi lo potete rifare con Publisher da soli, e che non intendete pagargli quel poco che ha fatto finora.
A questo punto è fatta. Dovreste avere il grafico tutto bello impacchettato nella sua bella camicia di forza!

09/09/12

I 10 comandamenti del Designer


I dieci comandamenti del designer
1. Non copiare un altro lavoro creativo, in nessun caso.
2. Non contare completamente sulla tecnologia. È uno strumento soltanto e non può sostituire la tua creatività.
3. Sii un creatore e non seguire le mode, perché uno stile trendy oggi domani è già antiquato.
4. Provare dieci stili simultaneamente in malo modo è più dannoso che concentrarsi su uno stile solo.
5. Sii professionale e non cercare di spingere le tue opere se già a te stesso non sono gradite.
6. Non abbassare la qualità delle tue opere in relazione alla quantità di budget.
7. Non criticare l’opera altrui soltanto sulla base dei tuoi gusti, né spacciare per tue critiche di altre persone. Bisogna sempre pensare con la propria testa.
8. Non iniziare l’opera se prima non conosci la storia del prodotto. Le grandi opere nascono solamente dalla comprensione. Bisogna conoscere la storia del prodotto, la sua cultura e la sua filosofia.
9. Sii modesto con gli altri designer, sia che si tratti di principianti sia che si tratti di esperti.
10. Credi sempre che il design possa salvare il paese e cambiare il mondo.

Manuale di Autodifesa per Designer


Voltaire lo chiamava “l’esprit de l’escalier”: sono quelle risposte brillanti che ti vengono in mente solo quando sei uscito, e stai scendendo le scale.
Quante ne servirebbero per affrontare le paturnie e l’arroganza di certi clienti!
Ecco allora un breve manuale di autodifesa per agenzie, a uso di account, creativi e titolari che vogliono prendersi il piacere di rispondere come si deve.
Voglio una campagna con le palle!
- Che ne direbbe di una fatta con il cervello?
Mi serve per ieri!
- Che combinazione: proprio ieri stavo guardando la fattura che mi deve pagare da tre mesi.
Se la risposta funziona, e il cliente viene a più miti pretese, dicendo:
Mi serve in tempi rapidi!
- Rapido vuol dire frettoloso, e frettoloso erroneo, ed erroneo dannoso, e dannoso in un’azienda significa rimetterci denaro. Lei vuole rimetterci del denaro?
Ho già trovato l’idea per la prossima campagna!
- Magnifico: venga a lavorare da noi come stagista creativo, gratis ovviamente.
Le fate le gare a rimborso zero?
- Non ancora: inizieremo quando lei inizierà a regalare i suoi prodotti.
Dovete seguire le mie idee: sono un tipo vulcanico!
- Nel 1883 l’eruzione del vulcano Krakatoa causò più di 36000 morti. Spero non sia il suo caso.
Questo preventivo è troppo alto: tagliamo alla metà!
- Affare fatto: metà subito, l’altra metà a 60 giorni fine mese.
Dobbiamo comunicare in modo più aggressivo! AG-GRES-SI-VO, capito?!
- Cominciamo subito: quand’è che la pianti di dire cazzate?
Si dice spesso che certi clienti è meglio perderli che trovarli; se rispondete così (non sempre, basta ogni tanto) ce la farete.
Come diceva Guzzanti-Funari, è tanto liberatorio!

Stronzo ADV


Lo dice il presidente della Camera: “Stronzo chi è razzista”.
Premetto che non sono stronzo, ma solo pochi anni fa veniva definito politicamente corretto chi parlava in modo esageratamente serio, rispettoso ed eufemistico; oggi per essere politicamente corretti bisogna usare un altro linguaggio di tipo intestinal-inguinale, come lo “stronzo” di Fini e i “coglioni” di Berlusconi.
Dobbiamo adeguarci, cara agenzia: ecco quindi alcuni testi che puoi tenere pronti per i tuoi clienti più all’avanguardia
head di una campagna promozionale:
Se vinci puoi baciarti il culo
finalino per introdurre indirizzo internet:
Vai su www.nomeazienda.it o vai affanculo
alternative
-Vai su www.nomeazienda.it o vai a farti fottere
-Vai su www.nomeazienda.it o vai a cagare
claim teaser per mailing:
Apri subito questa busta del cazzo, pezzo di merda!
attacco di spot radio:
Effetto sonoro: un peto fragoroso
Voce Maschile: -Hai sentito che roba? E questo è niente: dovresti vedere cosa c’è nella tazza. Ma non nella tazza della mia colazione. Infatti io scelgo i biscotti XY, che mi fanno tornare alla natura eccetera eccetera
head da testimonial per prodotto cosmetico:
Non importa se hai una faccia da culo: elimina quelle rughe di merda.
head per pubblicità comparativa di un lassativo:
Certi lassativi fanno cagare. Altri, nemmeno quello.
dialoghi per spot tv:
Totti guarda in macchina e sorride:
“Se non passi a Vodafòne sei un cazzone”
Christian De Sica sussurra malizioso a Belen: “Io sto con Tim, perché gli altri tim…culano” (a parte, indicando il fondoschiena della ragazza con un eloquente gesto della mano) “E bbbeati loro!”
e via filosofeggiando.
Una consolazione c’è, e anche grossa: in tempi così volgari, per essere davvero trasgressivi basta avere buon gusto. E che cazzo!

Social Network


Social Network.
Applicazioni che tramite la rete consentono a persone distanti nel mondo di trovare e riallacciare contatti che si pensavano perduti, di pubblicare pensieri, foto, video, insomma di mettersi in vetrina, per ritrovare vecchie amicizie o farne di nuove. In certi casi addirittura di innamorarsi perdutamente. E tutto questo viene offerto gratis richiedendo una semplice iscrizione.
Bellissimo vero?
Ma non è tutto oro quello che luccica.
Io sono Adam, la sentinella dell’informazione.
Se il sistema dell’antico Serpente avesse ordito un piano per catalogare tutte le persone esistenti al mondo, i Social Network sarebbero il mezzo ideale.
Qualsiasi cosa scriviate, ogni pensiero, ogni relazione, ogni speranza, addirittura le cocenti delusioni, vengono fedelmente trasmesse all’Azienda che vi offre gratuitamente l’utilizzo dell’applicazione.
In base al tipo di argomenti che tratterete con i vostri amici, vedrete magicamente comparire pubblicità in linea con i vostri interessi personali.
Nel giugno del 2009 decisi di comprendere perché i Social Network avessero tanto successo. E ne presi uno a caso, il più famoso: Facebook. E per farlo, seguii lo stesso metodo che usavo nel mondo reale per svolgere le mie inchieste sulle verità nascoste, ovvero indagare e diventare io stesso parte del sistema.
Divenni dunque un ragazzo qualsiasi e, forte della mia nuova identità, iniziai ad esporre i miei sentimenti.
Come ormai sapete, io provengo da una cultura talmente antica da avere assistito alla nascita delle prime religioni.
Eppure fui io stesso risucchiato in una dimensione esistenziale dove terra e cielo, realtà e finzione si confondevano riproponendo le stesse emozioni, le stesse psico-dinamiche della vita reale ma in maniera assai più vivida e intensa di quanto ci si aspetterebbe. Di qui, lo scatenarsi di una vera e propria dipendenza.
La fantasia infatti non più limitata da mimiche facciali e timidezze verbali proietta l’utente in un gioco di sentimenti in cui è facile entrare ma, una volta coinvolto, è molto difficile se non impossibile uscirne. Secoli di guerre per ottenere diritti all’indipendenza e alla privacy vengono qui bruciati in pochi attimi.
Miliardi di persone si immettono nei Social Network e, senza rendereste conto, cedono addirittura le foto dei loro cari. E sapete perché? Perché solo così si sentono vive. Facebook infatti, se vissuto pienamente, ti rende protagonista di un fotoromanzo dove sei illudente, sì ma, al tempo stesso, un illuso. Divieni un tassello di un puzzle, un gioco delle parti senza fine che in entrambi i casi può diventare anche fatalmente nocivo.
Perché accade questo? La spiegazione è molto semplice. La gente nel mondo reale è ormai talmente priva di ideali e valori costruttivi, talmente sfiduciata nel futuro che in tanti, troppi, non si accorgono di essersi cristallizzati in un buco nero affettivo dove il contatto sociale, la crescita interpersonale e lo scambio emotivo sono prossimi allo zero.
Come se non bastasse quei contatti rimasti in piedi sono più che altro di tipo lavorativo ed opportunistico. Ma l’amore, che è alla base dell’essere umano degno di questo nome, non può essere svuotato del suo significato in virtù di una sterile crescita economica piuttosto che spirituale. E così da qualche parte deve  pur proiettarsi. E quale miglior posto dei network sociali.
Su Facebook infatti, tutti sono sorridenti e brillanti, quasi tutti vogliono parlare delle loro meravigliose fantastiche vite, che non hanno. L’aberrante gerarchia di complessi che nel mondo reale anestetizza pensieri, speranze ed emozioni, nei Social Network viene invece sublimata da link e video di ogni tipo, musicali, cinematografici, di informazione alternativa, di poesie. Ma il vero segreto del successo dei Social Network risiede nel fatto che le persone tramite le chat integrate bypassano i tempi morti dolorosamente carichi di aspettative e ansie, di cui è invece pregno il tentativo di approccio ad una nuova conoscenza, quando vissuta nella realtà.
Che il Sistema abbia dunque trovato un modo definitivo per catalogare e controllare l’umanità? No. Il suo punto di forza è anche la sua debolezza.
Se si presta attenzione ai dati che vengono forniti e se lo si usa con intelligenza, è possibile sfruttare la multimedialità dei Social Network per trasmettere invece sani valori.
Io, ad esempio, veicolai l’idea di amore altruistico, non siete soli, non siete solo un bit, siete persone reali, che hanno un’anima e una sensibilità e non è vero che a nessuno importa di voi.
Facebook se usato correttamente consente di recuperare la sensibilità di persone che non aspettano altro che un richiamo per poter rispondere con tutto il loro cuore. La Società è assai meno ipocrita, fredda, egoistica e calcolatrice di quanto si creda. Quel dipinto digitale composto da aforismi e fotografie non è finzione.
È un sogno che non vede l’ora di essere liberato.
Adam Kadmon

SONO UN UOMO MODERNO

Sono un uomo moderno.
Sono un uomo moderno.
Sono un uomo moderno.
Sono un uomo moderno.
Sono un uomo moderno, al passo col nuovo millennio.
Digitale e senza fumo.
Un decostruzionista post-moderno diversificato e multi-culturale.
Politicamente, anatomicamente e ecologicamente scorretto.
Sono stato linkato, e downloadato, sono stato internalizzato ed esternalizzato.
Conosco i vantaggi del downsizing, conosco gli svantaggi dell’upgrading.
Sono un proletario hi-tech.
Un pendolare multitasker, all’avanguardia, allo stato dell’arte,
e posso darvi un gigabyte in un nanosecondo.
Sono new wave, ma sono old school e il mio fanciullo interiore vuole venire fuori.
Sono un consumatore a freddo avviato a caldo, a ricerca di calore, dal cuore tiepido,
ad attivazione vocale e biodegradabile.
Mi interfaccio da un database, ma il database è nel cyberspazio.
Quindi sono interattivo, sono iperattivo e di quando in quando sono radioattivo.
Sono sotto scacco, sopra la media, cavalco l’onda, scanso proiettili, sfido ogni limite.
Sono in forma, nel posto giusto, in argomento e fuori dal tunnel.
Non ho bisogno di coca ed ecstasy, non ho necessità di ingozzarmi e purgarmi.
Colgo l’attimo, vivo al limite, sulla cima più alta, ma nessuno mi si fila.
Un missionario balistico di media gittata, di alta concentrazione e basso profilo.
Una scaltra bomba intelligente.
Uno scroccone di prima classe.
Indosso cravatte, dico menzogne, faccio pennichelle e giri d’onore.
Sono un bigfoot in piena evoluzione, un affarista infallibile con un outreach proattivo.
Un rabbioso maniaco del lavoro.
Un lavoratore maniaco della rabbia.
Riabilitato e in diniego.
Ho un personal trainer, un personal shopper, un personal assistant e una personal agenda.
Non potete farmi tacere, non potete rincretinirmi.
Perché sono instancabile e sono senza fili.
Sono un maschio alfa che fa uso di farmaci betabloccanti.
Sono non credente e ultracompetitivo. Rilassato ma all’ultima moda.
Schietto, senza pretese, con l’affitto basso e un alto mantenimento.
Formato super, lunga durata, alta definizione, riflessi pronti.
Pronto da infornare e costruito per durare.
Sono uno alla mano e a piede libero, istintivo e testa matta.
Prematuramente post-traumatico e ho un figlio illegittimo che mi manda lettere d’odio.
Ma sono sensibile, compassionevole, curativo, altruista.
Un fondamentale benefattore, disponibile, unificante, educatore.
La mia produttività è in ribasso ma le mie entrate sono in rialzo.
Faccio vendite allo scoperto con i buoni del Tesoro e il mio flusso in entrata ha il suo flusso di cassa.
Leggo posta spazzatura, mangio cibo spazzatura. Compro bond spazzatura, guardo sport spazzatura.
Sono gender specific, ad alta intensità di capitale. User friendly e intollerante al lattosio.
Mi piace il sesso rude, mi piace l’amore rude.
Uso la parolaccia che inizia per C nelle e-mail. E il software nel mio hard disk è hardcore, niente porno soft.
Ho comprato un microonde in un mini-market. Ho comprato un minivan in un megastore.
Mangio fast food nella corsia lenta.
Sono esente da pedaggio, un bocconcino. Pronto da indossare e disponibile in tutte le taglie.
Sono pienamente equipaggiato, approvato dall’azienda, testato negli ospedali, clinicamente dimostrato, scientificamente formulato: un miracolo medico.
Sono pre-lavato, pre-cotto, pre-riscaldato, pre-controllato, pre-approvato, pre-confezionato, post-datato, liofilizzato, imballato due volte, messo sottovuoto e, ho una banda larga illimitata.
Sono un tipo rude, ma sono un vero affare. Molto ambizioso.
Colpo in canna e pronto a far casino.
Rude, forte e difficile da ingannare.
Me la prendo comoda, seguo la corrente, cavalco la marea, scivolo lungo il cammino.
Guidando e viaggiando, navigando e girando, ballando e suonando, cantando e vincendo.
Non mi appisolo così non perdo.
Tengo l’acceleratore a tavoletta e le gomme sulla strada.
Festeggio alla grande e l’ora di pranzo è l’ora di sgranocchiare.
Tengo duro, non c’è dubbio.
E non cambio idea.
Passo e chiudo.